AR 2021/2022 Newsletter n. 36
- Un augurio sempre più difficile
Abbiamo ricevuto questo semplice cartoncino (una colomba disegnata con un tratto ininterrotto di penna) che vogliamo condividere con voi da Fra Marcello, un frate minore, un cappuccino avremmo detto una volta. I frati minori che già fanno i salti mortali per accogliere e sfamare, vestire, accudire i poveri nelle grandi città, poveri che si fanno sempre più numerosi ogni anno che passa, hanno diviso ancora una volta il pane con gli ucraini arrivati nel nostro Paese. Ebbene, Fra Marcello presiede l’Opera San Francesco e continua la tradizione dei frati che a Milano furono sempre in prima linea nelle grandi calamità, San Carlo Borromeo e i frati descritti dal Manzoni a confortare gli appestati in testa.
Sentiamo cosa dice Fra Marcello nella lettera che accompagna il cartoncino:
“Siamo vicini alla Pasqua e questo tempo ci prepara alla gioia di Gesù Risorto. Mi sono accorto però che da quando questa guerra è scoppiata in tutta la sua crudeltà spietata faccio tanta fatica a non lasciarmi tentare dalla tristezza.
Me ne sono reso conto solo pochi giorni fa, leggendo il diario quotidiano inviato dai nostri frati cappuccini in Ucraina che hanno deciso di accogliere nei loro conventi la gente martoriata dai bombardamenti. Nei loro racconti ho colto la volontà serena, a tratti quasi gioiosa, di non rassegnarsi al male, alla violenza assurda, al dolore incomprensibile. Stanno già pensando ai tempi della ricostruzione…
Vi confesso che ho riletto più volte alcune affermazioni, perché mi suonavano così belle da sembrare “fuori dal mondo”, colme di una fiducia che io stesso faticavo a sostenere.
Non vogliono credere che gli aggressori rappresentino il cuore del popolo russo, non vogliono credere che la violenza sadica (della quale neanche gli animali sono capaci) sia l’espressione della “forza” di cui l’umanità può essere orgogliosa.
Non vogliono credere che si possa giustificare col Vangelo di Gesù la strage degli innocenti, non vogliono credere che il frutto del progresso siano questi orrori, non vogliono credere che la migliore scienza si sia prostituita al soldo dei produttori di armi.
Non vogliono credere che l’uomo progredito del ventunesimo secolo sia un automa senza pensiero e senza cuore, pilotato per uccidere.
Credono ancora che la migliore umanità sia quella che si riconosce come una famiglia sola.
Credono ancora che i gesti della giustizia, del rispetto, della solidarietà, della tenerezza esprimano la massima potenza dell’essere umano.
Credono ancora che Dio Amore Assoluto sia l’abbraccio spalancato che accoglie, si prende cura, si sacrifica per dare la vita ad ogni creatura.
Abbiamo bisogno di continuare a credere nella bellezza dell’umanità, e la Pasqua ne è la celebrazione più gioiosa! “
Siccome anche noi facciamo tanta fatica a non lasciarci tentare dalla tristezza, abbiamo pensato che le parole di Fra Marcello e dei suoi confratelli ucraini potessero essere il miglior augurio per tutti noi che, nonostante tutto, coltiviamo la speranza e la fiducia che quel poco che riusciamo a fare da rotariani possa veramente essere una goccia in un mare finalmente migliore.
Noi continuiamo a stare dove c’è bisogno.
Auguri da tutta la redazione.